Disclaimer grafico

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lunedì 30 aprile 2007

La lanterna magica

Attenzione: nella seguente disamina si farà sovrabbondante impiego del termine indicante l'organo riproduttivo maschile, usato allegoricamente per definire la qualità di alcuni prodotti televisivi trasmessi in Italia. Ai puristi del primo o dei secondi viene sconsigliata la prosecuzione della lettura. A tutti gli altri, leggete pure con sicumera e senza remore.

Varie dalla tv:

- E' in onda l'ennesima edizione di "Scherzi a parte". Qualcosa di cui si sentiva seriamente la mancanza. Gli scherzi ormai mettono tristezza, da quanto sono brutti. Sono sempre più scherzi del cazzo. C'è stato perfino un periodo in passato in cui gli scherzi non riuscivano più, perchè ne facevano così tanti che alla fine i vip stavano tutti all'erta e sgamavano subito di essere vittime di uno scherzo, alla prima situazione surreale o grottesca (che poi me li vedevo, se gli capitava una situazione strana ma purtroppo per loro reale, esclamare "Ha! Scherzi a parte, vero? Tirate fuori la telecamera nascosta!"). Scherzi a parte non è più divertente: basta*.

- Su Raidue la domenica va in onda una cosa chiamata "NCIS" (Wow! Un altro acronimo nel non abbastanza saturo settore dei serial dal titolo siglato!). A parte la tremenda bruttezza di tale telefilm, infarcito di personaggi dalla battuta sempre pronta e sempre tagliente nonché di sapide gag tra gli stessi, il clou della serie è una criminologa con le treccine che va a lavoro vestita dark, con tanto di borchie chiodate al collo, rossetto marcato e smalto nero. Cioè, mi sta anche bene che il personaggio in questione dorma dentro una bara, è un modo** di caratterizzarlo, ma non riescono a darmi a bere che possa essere accettato dai suoi superiori che la signorina vada a lavoro vestita come cacchio gli pare! Allora da domani andrò a lavoro vestito così e voglio vedere se qualcuno ha qualcosa da dirmi.

- Sempre su Raidue sta andando in onda da un po' troppo tempo*** un programma da brividi dall'onnicomprensivo titolo "L'Italia sul Due" (un titolo di enorme presunzione: vorrebbero significare che tutta l'Italia, me incluso, è rappresentata dalla inconsistente vacua vuotaggine di cui nel programma ciarlano impuniti). E' la sagra del luogo comune. Il momento topico del programma è la messa in onda di una fiction di infimo livello (recitata così pessimamente da rendere in confronto Monica "patata-in-bocca" Bellucci e Asia Argento delle bravissime attrici) su temi di pseudo-sociologia, temi tutti quanti (e dico TUTTI) legati ai rapporti genitori/figli e alla loro gestione dell'amore/sesso. Le combinazioni le hanno fatte tutte, così c'è stata la fiction "Il padre ci prova con l'amica della figlia", "La madre si trastulla con l'amico del figlio", "Il figlio si slinguazza l'amica della madre", "La figlia la dà al collega del padre", "Lei mi lascia, cosa faccio", "Devo lasciarlo, come faccio". La cosa più triste di queste fiction è che sono mandate a tranche, e tra un pezzo e l'altro i vivaci conduttori chiedono pareri ai vivaci vippuncoli e vippazzi**** (inutili ominidi che ormai infestano ogni angolo della televisione) su quanto visto. Vale a dire che commentano il tema non nella sua accezione generale, ma nello specifico di quello che accade nella fiction ("ma la figlia non avrebbe dovuto rispondere ai genitori con quel tono...", "ha fatto bene a dire così...", "secondo me non è giusto che si comporti in quel modo, fossi in lei farei così cosà...", roba da emozioni forti insomma). Chissà quali enormi Verità e Perle di Saggezza vengono promulgate in questo fascinoso dibattito, penserete. Niente da fare. La sagra del luogo comune.

* E mi son trattenuto. L'espressione esatta sarebbe stata "ha rotto il cazzo".
** del cazzo
**
* Qualsiasi t>0 sarebbe comunque troppo per questo programma.
**** che fa rima con 'sticazzi'.

venerdì 27 aprile 2007

La foto del venerdì - 2

Certi problemi sono sentiti un po' in tutto il mondo...






































































Il problema dello scarico delle tubazioni, ovviamente intendevo...

lunedì 23 aprile 2007

Pizza, spaghetti, Dolce&Gabbana e... dove diavolo ho lasciato il mio mandolino? [L'Italiano come Lingua Universale - Parte 2]

Mario Calabresi, da New York, ha scritto un articolo per Repubblica in cui, in pratica, sposa la mia causa. Che bello, sto facendo progressi (e senza muovere un dito!). A questo punto non manca molto a che l'italiano sia parlato in tutto il mondo.
Ecco un estratto dell'articolo:
Gli americani fanno studiare ai loro figli il francese, la lingua dei viaggi, della gastronomia raffinata e della cultura, l'italiano è identificato con il dialetto che parlano i muratori, i giardinieri e i camerieri dei ristoranti. Mezzo secolo dopo la nostra lingua si è presa la rivincita, in crescita costante da dieci anni, ora è la quarta più studiata nelle università americane e oltre 60mila ragazzi nel 2006 hanno scelto di seguire un corso di lingua e cultura italiana.
"E' un momento magico, ci sono cattedre ovunque negli Stati Uniti perfino in Alaska e alle Hawaii, ne sono appena state aperte due a Puerto Rico". Massimo Ciavolella, che guida il dipartimento di italiano all'Università della California a Los Angeles, ha studiato l'evoluzione del fenomeno: "Vedo tre ragioni per questo boom: è sparita l'idea dell'italiano come emigrante, oggi la nostra lingua si è liberata da quell'immaginario ed esprime un'idea di cultura e di stile. Il successo dei prodotti italiani è servito da traino, penso alla moda e al cibo. L'Italia ha cambiato il modo di vestire e di mangiare degli americani e questo li ha conquistati. Infine è rinata la moda del Grand Tour: Più di 80 università americane hanno una sede a Firenze. Per un giovane studente oggi il viaggio in Italia rappresenta una tappa fondamentale di formazione".
[...] Nelson Moe, che al Barnard College supervisiona i programmi di chi per un periodo viene in Italia, conferma: "Prima l'italianistica era lo studio approfondito della Divina Commedia, naturale che fosse per pochi, oggi c'è un approccio interdisciplinare che ha conquistato molti studenti: arte, letteratura, cinema, musica e anche la cultura del cibo procedono insieme. L'italiano è vissuto come una lingua polisensoriale capace di aprire le porte al "bello"". Moe non si spaventa, è convinto che il successo figlio anche del boom dei ristoranti, degli stilisti, dei libri di cucina e dei viaggi sia un utile primo passo: "La sfida è conquistare questi studenti per poi portarli a corsi più avanzati".
Negli anni '60, secondo le statistiche della Modern Language Association, 11mila ragazzi studiavano italiano, nel 1970 erano saliti a 34mila, nel 1998 si supera la soglia dei 40mila iscritti, nel 2004 dei 50mila e lo scorso anno dei 60mila. Tra il '98 e il 2002, c'è un balzo del 30%, straordinario se comparato alle altre lingue europee, che negli ultimi cinque anni si è consolidato. Ancora nel '70 il francese la fa da padrone, con 360mila iscritti, poi comincia un declino che oggi ne fa ancora la seconda lingua studiata dietro lo spagnolo (746.000 iscritti) ma a quota 200mila. Al terzo posto c'è il tedesco, che a partire dagli anni '70 venne identificato come la lingua europea degli affari, ma che oggi ha perso questa caratteristica di idioma indispensabile per il business, lasciando il posto al cinese, che cresce insieme all'arabo.
Ecco, cominciamo a scalzare il tedesco e il francese, e poi ci potremo concentrare sull'inglese.
Crucchese lingua degli affari? Pfui, ma quando mai!

giovedì 19 aprile 2007

Te lo risolvo in 28 mosse

Il cubo di Rubik è come il diamante: una volta disfatto è per sempre.
O questo perlomeno era quanto credevo fino a quando non ho scoperto che una soluzione esiste (o come direbbero gli inglesi "it does exist, motha fucka!"). Come ci si arriva? Semplice, cercandola in internet*. Scordatevi di poterla trovare procedendo per tentativi o ragionando (tutti almeno una volta nella vita abbiamo preso in mano un cubo di Rubik e pensato di poter arrivare alla soluzione per tentativi o ragionando), perché tramite queste vie è assolutamente impossibile. A prescindere dalla tecnica di risoluzione adottata**, a un certo punto bisogna usare per forza di cose una serie di sequenze obbligate (disfando parzialmente il cubo e poi rimettendolo a posto), che o si conoscono a memoria o stica. Come ha fatto il signor Rubik allora, una volta che ha disfatto il suo cubo per verificare che funzionasse, a rimetterlo a posto? A mio parere ha fatto come tutti noi: ha staccato gli adesivi e li ha riattaccati nel modo giusto.

Il mondo è pieno di folli



* E come ci è arrivato chi l'ha messa in internet o chi prima di lui? Con algoritmi di risoluzione forzata al computer. Ok, in realtà c'è stato anche qualche folle che c'è precedentemente riuscito senza aiuti esterni.
** Ebbene no, rimettere a posto una faccia non serve per arrivare alla soluzione finale del cubo. Anche se questa è l'unica cosa che molti di noi siano mai riusciti a fare.

mercoledì 18 aprile 2007

La Maria fa strani effetti (e nessuno mi aveva avvertito)

Vivendo in una casa che ha contratto la malattia "Saranno famosi", non ho purtroppo potuto evitare ogni tanto di subire (per quanto passivamente) la terribile trasmissione televisiva condotta dalla terribile Maria De Filippi. Tuttavia quest'anno ho colto con un piacevole senso di sollievo, che si è sostituito alla terribile immotivata ansia che mi attanagliava durante tutta la stagione televisiva, ho colto dicevo il tanto atteso segno d'incrinatura, dato che quest'ultima edizione è stata seguita con un qual certo arricciamento di naso dalla popolazione femminile di casa mia.
Quest'anno "Amici di Maria De Filippi" in realtà si chiamava "Nemici di Maria De Filippi", ma nessuno si è premurato di avvertire il responsabile di regia addetto alla grafica*. Mai come quest'anno i vari concorrenti sono stati messi uno contro l'altro, aizzati fin troppo palesemente perfino dalla stessa conduttrice come fossero cani idrofobi da combattimento su cui puntare soldi, oscurando in secondo e terzo piano le esibizioni di canto e ballo** (un tempo fulcro del programma). Ogni volta Maria riusciva a stupirmi, nel suo innocente modo di dare la parola a uno degli aspiranti wanna-be-famous dicendo: "Vuoi dichiarare qualcosa? Aspetta, prima guardati questo RVM***", quindi mostrava la registrazione di qualcuno che aveva detto "di nascosto" le peggiori ingiurie su quel concorrente. Se non è istigazione alla rissa questa! In più quest'anno non è stato tralasciato nessuno fra i più bassi espedienti per provocare odio, dalla divisione dei concorrenti in squadre (denominate con uno slancio di fantasia Gamma e Delta, perché chiamarle Alfa e Beta non faceva abbastanza figo, e poi la squadra Beta avrebbe potuto lamentarsi che loro non erano secondi agli Alfa, e considerando l'età cerebrale dei partecipanti posso scommettere che avrebbero sicuramente protestato in questi termini), fino alla genialata di coinvolgere nel club degli insultanti e insultabili perfino una delle "insegnanti" (fino all'anno scorso intoccabili e insindacabili). Ogni puntata aveva il suo sempre più ampio Momento Della Polemica, gestito da Maria con una soddisfazione simile all'orgasmo.
Che Maria sia convinta d'essere onnipotente (o che perlomeno si affidi a pessimi consulenti, ma sono sicuro che non ne ha) lo si denota dal particolare modo in cui si presenta vestita in televisione, ovvero terribilmente (e quando dico terribilmente intendo terribilmente). Chiaro che paragonata all'ospite fisso delle puntate serali, vale a dire la sobria e misurata Platinette (una che, al posto di esprimersi, sbraita), Maria sembra Miss Eleganza. Che Maria sia convinta d'essere onnipotente lo dimostra anche il suo modo di condurre, da manuale (nel senso che andrebbe studiata per capire tutto quello che un buon conduttore non deve fare): il suo modo di interrompere gli altri a metà delle loro frasi soltanto per mandare "il tassativo" (ovvero la pubblicità), il suo perfetto uso dei tempi televisivi, la sua padronanza di linguaggio, il suo essere marito di Maurizio Costanzo (un altro che si ritiene unto dal Signore; mi consola che ogni anno che passa perda l'uso di una consonante: tra un po' le avrà finite tutte).
Maria è un muro di gomma, dato che le polemiche le rimbalzano contro lasciandola indifferente: non ha mostrato segni di cedimento dopo che Platinette (che almeno sulla lingua i peli non ce li ha) in una delle puntate ha detto in diretta che tutte le messe in scena per far litigare un'insegnante contro tutti gli altri la facevano alquanto cagare e preferiva il concetto originario del programma, ovvero le esibizioni dei concorrenti; non è indietreggiata di un millimetro neppure quando, durante la serata finale in cui erano ospiti vari critici giornalisti, uno di questi ha dichiarato che questa era la peggiore edizione di sempre per il modo in cui era stata condotta (Maria ha ribattuto con queste parole non testuali: "Ma manco per il cazzo").
Il fatto che i concorrenti vincano in base ai voti del pubblico a casa (che spende, per votare) mi procura il brivido finale di cui non sentivo il bisogno. Chi vinca o meno il programma ha poca importanza, in fondo. Tanto alla sua chiusura tutti gli aspiranti famosi torneranno ad espirare e basta****.

* Non che gli anni scorsi invece fossero Amici. Però fino alla scorsa edizione avrebbero potuto chiamarsi "Indifferenti di Maria De Filippi" o "Stimanti di Maria De Filippi" senza troppi problemi.
** Mi son sempre chiesto a che cazzo serva saper fare i balletti coreografati che vengono insegnati in questo programma. La risposta è semplice: a nulla. Sono esibizionismi fini a se stessi, come i tramonti. Il loro unico impiego fuori da Amici è l'uso tal quale in altri programmi tv (vale a dire a Buona Domenica, brrr!). Il che continua a essere sinonimo di totale inutilità. NB: il programma prevederebbe anche recitazione, oltre a ballo e canto, che poi sarebbe la materia più nobile delle tre e la più utile in assoluto, nonché la più spendibile. Non per niente la visibilità che viene data alla recitazione dentro Amici è approssimabile a zero.
*** che sta per "
Registrazione Video Magnetica", vale a dire che sta mostrando qualcosa registrato su nastro. Perché ovviamente dire "filmato" non è abbastanza chic per la Nostra.
**** La quantità di musical che ha invaso l'Italia è spaventosa. Praticamente tutti quelli che escono da Amici e riescono a fare qualcosa, fanno un musical. Che cazzo, non sapete fare altro? D'altronde uscendo da Amici questo si è imparato a fare: inutili balletti misti a canto, con recitazione nulla. I musical a mio personalissimo parere sono la peggiore forma di intrattenimento esistente, pure peggio del circo. In base a un recente sondaggio in Italia ci sono più musical che spettatori.

martedì 17 aprile 2007

Arms Square - Episodio Pilota

Quella che segue è la bozza dello script dell'episodio pilota di una nuova serie tv, "Arms Square", che prossimamente farà tanto tanto scalpore.

Nella ridente cittadina di Calgary sorge una rinomata università, il cui centro principale è il dipartimento da tutti chiamato affettuosamente MeDiCa. Molte persone popolano questo dipartimento, ragazzi e non. Nella "sala ingessasti" vi sono i personaggi principali: l'attempato QuGi Pssv, ha le mani in pasta su qualsiasi cosa e passa tutto il tempo a scherzare gli altri; lo spilungone Alto Wytt, suo compare, asseconda QuGi in tutte le sue vessazioni, tiene costantemente la barba incolta e ha paura di passare per raccomandato in quanto il padre lavora lì; tra i due si trova la timida Franzoni, che subisce passivamente molte delle angherie dei due. La stanza inizialmente è occupata anche dalla vivace Charlotte Le Blonde, che dopo un po', non tollerando più le sottili ironie dei due, decide di trasferirsi nella "sala addottrino" e creare scompiglio nella tranquillità di quell'ambiente. Qui s'installa nella scrivania precedentemente occupata dal caustico Pino Lo Smilzo, un tempo il protetto del potente boss Il Genovese, ora ripudiato ed emigrato in cerca di fortuna in una ignota località sotto il livello del mare. Gli altri compagni di stanza di Le Blonde sono: Parizio Mauderi, indomito onnisciente del dipartimento, amante delle moto e dei capelli a zero, cane sciolto; l'altissimo 2Mick, smanettone di computer e giocatore di pallacorda, sotto i comandi del boss Babbo, il quale a scapito del nome è la persona maggiormente dedita ai formalismi di tutto il dipartimento; il nullafacente e nullaprendente Silent Stewe, che per un errore del sistema è costretto a tenere occupata la propria scrivania senza però poter ricoprire alcun ruolo all'interno del dipartimento. Due posti momentaneamente vuoti verranno a breve occupati al rientro di due persone attualmente in missione all'estero: Tartaglia, sempre calmo e con un volume di voce spaventosamente basso, destinato dallo stacanovista critico della ragion pura Il Ragazzo (The Guy/Le Mec) a un posto insoddisfacente dentro il Consorzio Sempiterno Materialista, si ribella e trova rifugio presso un dicastero francese da cui farà presto ritorno; Il Membro, misterioso personaggio poliglotta, fagocitante granaglie e dedito al brainstorming, partito con un'auto d'epoca verso una meta nota ma con un percorso ignoto in seguito ad un misunderstanding con Il Ragazzo. Al di sopra della "sala addottrino" sta una zona denominata "sala addottrino/scoppola", in cui trovano posto: la cagionevole Chatty Hound, sebbene desaparecida per motivi presumibilmente politici o di salute, quando c'era ne aveva per tutti e non le mandava a dire a nessuno; la dura e matura Aliseo, crocerossina, se la vuole cavare da sola in un mondo progettato per uomini, una volta ha affrontato a muso duro perfino Il Genovese. Pur risiedendo nei piani alti inoltre, ruotano attorno a questa stanza anche altri tre personaggi: Antaska, ragazza anticonformista no global, giace sotto la giurisdizione di Il Genovese e del suo futuro successore Four P. (da tutti temuto per i suoi discorsi interminabili), inutilmente si sforza di passare sotto l'ala del grosso boss Immanuel, condivide la stanza con lo schivo M. Rouge; l'enigmatico e poliedrico Pruno Der Faselnd, diviso tra Il Ragazzo, il suo socio Max Power e il Big Boss Supremo Checco, parte tre volte con tre diverse caravelle alla volta delle agitate acque del popolo itterico, ma l'ultima missione gli è fatale e cade in disgrazia; la fervente animalista Aura Alfiere, sotto il comando del boss Torinese s'impegna in continue missioni fuori sede, di cadenza semestrale. Nel corso delle vicende più volte si fa riferimento ai preparativi della cerimonia di conferimento dell'ambita onorificenza di StP (Stultus Pagi) di cui alcuni dei personaggi devono venire insigniti, coordinata dallo stralunato Bertoldo Cacasenno, ma questa verrà rimandata continuamente con una serie di sapide gag.

sabato 14 aprile 2007

Attenzione: Pericolo di Carie

Eeh, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore... (fatemi riprendere il fiato), l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore, l'amore!

Ah, l'amore...

Tecnologia avversa

Finora ho notato come i capi di vestiario che io riponevo in un apposito cesto raccoglitore di fianco ad un cubo che secondo me è una macchina per fare il gelato, ricomparissero dopo alcuni giorni ben piegati in camera mia.
Ho sempre ritenuto fosse una diretta conseguenza della legge della natura, la stessa per cui un leone rincorre e sbrana una gazzella in quel della savana, e mi sono chiesto se ciò durerà per sempre, così come per sempre durerà il sole*.
Pare di no. E pare che di mezzo vi sia un utensile chiamato "ferro da stiro". Riuscirò anche a far funzionare un videoregistratore senza bisogno di leggere neanche una volta le istruzioni, ma per me lavatrice e ferro da stiro sono e rimarranno sempre stregoneria.

Cosa c'entra in tutto questo Zappa? Niente, infatti non l'ho mai nominato.

* Di recente è uscito un film** che vorrebbe dimostrare il contrario. Ma è la sua parola contro la mia.
** Il film non è né questo e né questo. E a sorpresa neanche questo.

venerdì 13 aprile 2007

La lingua, la sede dell'amore [L'Italiano come Lingua Universale - Parte 1]

<-- Il bianco muove e matta in 4 mosse (clicca per ingrandire).

Stavo per scrivere un (sicuramente bellissimo) post su un argomento che mi sta tanto a cuore, ovvero che non sarò mai in tutta la mia vita in grado di parlare bene l'inglese come l'italiano (e per questo odio visceralmente tutti i bimbi con genitori bilingue, per manifesta antisportività), quand'ecco che ho letto sul Diario di Repubblica di oggi un articolo di John Lloyd (suppongo l'editorialista del Financial Times, non il tennista*), che rende il concetto molto meglio di come l'avrei scritto io**. Ecco qualche essenziale estratto:
Apprendere una lingua diversa dalla propria significa umiliarsi. Quando si impara a parlare un’altra lingua, la cosa più dura da accettare è l’umiliazione psicologica che ciò comporta: significa infatti rendersi conto di aver lasciato una posizione dalla quale si dominava e nella quale ci si sentiva a proprio agio – la propria lingua madre, modellata e forgiata in modo tale da adattarsi perfettamente alla propria vita e al proprio carattere – e dover cercare di adattare i propri pensieri, desideri, spiegazioni e rapporti interpersonali a un universo diverso di parole e di grammatica, di sfumature linguistiche e di ritmo. Significa provare imbarazzo e disagio allorché ci si rende conto che per l’interlocutore di lingua madre ciò che si sta cercando di dire nella sua lingua ci fa sembrare bambini o idioti. Se l’interlocutore di lingua madre è gentile, capirà quello che vogliamo dire e cercherà di aiutarci. Ma contare sulla cortesia altrui significa ancora una volta umiliarsi. [...] L’enorme capacità dell’America settentrionale di attirare a sé gente di ogni provenienza e di trasmettere la propria cultura – soprattutto tramite Hollywood – ha fatto sì che l’inglese entrasse a far parte del bagaglio di quasi ogni abitante al mondo. Tutto ciò ha dato adito a due conseguenze. La prima è che gli anglofoni – americani, britannici, canadesi, australiani e altri – sono, come è noto, monoglotti. Credono di essere semplicemente “incapaci di imparare altre lingue”, quando in effetti la loro è arroganza, è rifiuto a lasciarsi umiliare, derivante da secoli e secoli di gestione del potere. Tra le espressioni più comuni riferite dai viaggiatori anglofoni agli amici una volta tornati a casa vi è questa: “Parlano tutti inglese”. Con quel “tutti” ci si riferisce a camerieri, tassisti e guide turistiche. Abituati agli stranieri che si arrabattano a parlare inglese, loro stessi molto spesso non si provano neppure a fare altrettanto con le lingue straniere. Eccezioni sono esistite e tuttora esistono, ovviamente. [...] Ma in linea generale, specialmente per ciò che riguarda il turismo di massa, si ritiene che la lingua inglese sia sufficiente. Le lingue straniere non sono una parte di rilievo del curriculum delle scuole americane e in Gran Bretagna l’insegnamento delle lingue straniere è stato ridotto. [...] L’altra conseguenza del potere anglofono è più positiva. L’inglese, imposto dall’impero, incentivato dall’America, propagatosi per gli scambi commerciali, diffuso dalla lingua dei computer e oggi, più di ogni altra cosa, da Internet, è diventato il mezzo grazie al quale la Torre di Babele globale può comunicare. [...] Certo, l’inglese parlato spesso è alquanto approssimativo: la grammatica è distorta, la pronuncia varia moltissimo. Ma scopo di una lingua è farsi capire e sempre più di frequente il mondo si fa capire in inglese.
A tutto ciò io aggiungo la seguente considerazione: quale ironica legge del contrappasso, l'inglese come lingua universale si sta rivoltando contro gli stessi inglesi puristi, dato che nessuno al mondo è in grado di parlarlo come vorrebbero loro, però guarda caso i non madrelingua hanno ormai superato in numero i madrelingua, quindi addio lingua in mezzo ai denti per pronunciare il sempre adorato gruppo di lettere th: le nuove regole di pronuncia le stabiliamo noi!
E se vedete un inglese in Italia che pretende di parlare inglese, fate come fanno loro a casa loro: fingete di non capire! (oppure non capite direttamente, che viene ancora più semplice).

* a meno che non siano la stessa persona, preferisco non pronunciarmi in merito.
** il che mi rincuora di aver sempre rimandato, per merito della mia sempre amata pigrizia, la fatica di scrivere un post in merito, che sarebbe stato in un soffio surclassato da quello del giornalista*** di cui sopra.
***
e/o tennista

giovedì 12 aprile 2007

Manifesto Surrealista

Vorrei ringraziare l'Uomo Con La Bombetta, che stanotte m'è apparso in sogno. Era di fianco al mio letto, in piedi, e mi osservava. A un certo punto ha proferito le parole: "Vedi le cose e dici: Perché?. Ma io sogno cose che non sono mai esistite e dico: Perché no?", quindi ha alzato un braccio e ha indicato un punto in lontananza. Io ho volto lo sguardo, distogliendolo dalla sua figura, e ho scorto all'orizzonte un cielo terso, color smeraldo, e nuvole leggere ma dense come pietra. Mi sono alzato, e una brezza spirava senza sfiorarmi, sollevando sabbia e polvere dal terreno pietroso del colore dell'ocra. Alla mia destra stava un manichino di legno, con un ovale al posto della testa. Una voce s'è udita provenire da quella direzione e dire: "Non si tratta di pensare di più, quanto di pensare diversamente", e dopo una pausa aggiungere: "Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è". A quelle parole ho guardato il polso sinistro, e ho notato che il mio orologio era molle, e alcune formiche vi stavano camminando sopra. Un suono sordo e profondo s'è innalzato a quel punto, scuotendomi da dentro. Avrei voluto tornare a coricarmi, ma al posto del letto vi era ora una bara in mogano, ed ero consapevole che il coperchio era schiodato. Mi sono inginocchiato, e con delicatezza ho poggiato una guancia sulla sua superficie. Ho percepito una vibrazione sommessa e rilassante, realizzando che il suono proveniva da lì dentro. Con lente movenze ho spinto via il coperchio, lasciandolo cadere sul polveroso suolo: dentro la bara si trovava un uomo con i miei vestiti addosso e il volto coperto da un cappuccio di stoffa bianca. Dei ragni sono usciti dai lati della bara, e io mi sono ritratto inorridito. Una voce alle mie spalle, che identifico con quella dell'Uomo Con La Bombetta, si è poi levata per dichiarare: "Quante sono le teste al mondo, altrettanti sono gli interessi. Che cosa vieta di dire la verità ridendo? Omnes eodem cogimur". Io ho annuito, senza voltarmi, e lentamente mi son riavvicinato al viso coperto. Con un rapido gesto ho sfilato il cappuccio, ma per mia sorpresa ve n'era un altro sotto, che continuava a celare il capo del morto. Ho allora indossato il telo che stringevo in mano, e con la vista occlusa ho esclamato: "".

mercoledì 11 aprile 2007

"Parla del tuo primo post"

Sono quasi commosso.
Questo dev'essere un momento davvero di difficoltà per l'umanità, se perfino io ho deciso di aprire un blog. Di recente ho letto l'Apocalisse, di tale Giovanni, e se non ho male interpretato gli elementari versetti di cui è composto, credo che l'apertura di un mio blog fosse uno dei primi segni dell'avvento del giorno del giudizio.
Tutto ciò, come detto, non può che quasi commuovermi. Ma quasi...