Disclaimer grafico

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venerdì 10 ottobre 2008

¡Abajo la vida, Fríojuego!

Mmm, dove l'ho già sentito il refrain dell'ultimo singolo dei Coldplay, "Viva la vida"*?

Coldplay featuring Edoardo Bennato - Viva il Gatto e la Volpe (Viva el Gato y el Zorro)

* A parte che una canzone dal titolo spagnolo che nel testo non contenga neanche una parola in spagnolo, neanche una singola parola, proprio non la capisco.

mercoledì 1 ottobre 2008

Zero a zero

Dipendesse da me vegeterei. Sarei un parassita della società. La Terra è un pianeta basato sul danaro. Per vivere bisogna avere soldi e impegnarsi. Per avere soldi bisogna lavorare e impegnarsi. Per lavorare bisogna avere competenze e/o conoscenze e impegnarsi. Per avere competenze bisogna lavorare e impegnarsi (Paradosso dell'assunzione con esperienza). Per avere conoscenze bisogna studiare e impegnarsi. Per studiare bisogna avere soldi e impegnarsi. Per impegnarsi bisogna averne voglia. Io non ho voglia.

Cose che farei se la legge e/o il senso-morale-del-comune-vivere non me lo impedissero:
Andare in giro nudo. Prendere a schiaffi gente (anche sconosciuta). Urlare senza preavviso. Buttare a terra computer altrui (accesi). Rovesciare per sbaglio bottiglie di vino tentando di prendere qualcosa sul tavolo (però facendolo apposta). Girare la ruota della fortuna anche se mi è uscito Passamano. Produrre un suono fastidioso con la bocca in maniera prolungata e ripetuta durante l'esame di qualcuno. Posteggiare l'auto di traverso su parcheggi in linea, e diritta su parcheggi a lisca di pesce. Stringere la mano usando la sinistra. Fare scherzi telefonici (qualcosa che ormai tutti hanno capito che non fa più ridere). Fermare sconosciuti fingendo di essere vecchi amici/compagni di classe (impermalosendomi perchè non vengo riconosciuto). Entrare in un forum di fan di un gruppo musicale/film/ecc aprendo un post intitolato "Il PEGGIOR album/film/ecc di SEMPRE". Dare indicazioni stradali sbagliate. Ridere a sproposito e in maniera sguaiata. Intralciare il passaggio di chi sta andando di corsa, fingendo di non farlo apposta. Parlare per frasi fatte ("Chi più ne ha più ne metta", "Senza se e senza ma", "Quarto d'ora di notorietà", "Zoccolo duro", "Vecchie lire", "Senza soluzione di continuità", "Santo subito").

giovedì 17 luglio 2008

Here's Johnny

Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.
Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca.

venerdì 6 giugno 2008

martedì 27 maggio 2008

Il senso della vita

Provare piacere fisico.

Fine della millenaria discussione.

sabato 17 maggio 2008

Sul problema energetico, o forse su tutt'altro [L'Italiano come Lingua Universale - Parte 3]

L'italiano non sarà la lingua più semplice del mondo, ma anche l'inglese ha delle regole del cazzo che la rendono di fatto una lingua complicata. L'inglese non è la lingua più parlata del mondo in quanto la più facile di tutte le lingue, semplicemente è la più parlata del mondo in quanto un italiano* finanziato da spagnoli ha scoperto l'America. Che lì vi si parli inglese mi sembra una conseguenza abbastanza logica. Dall'alto dei suoi 366 milioni di tizi che la madrelingueggiano, è in realtà la terza lingua più parlata al mondo. La precedono arabo (422 Mega tizi) e cinese (1213 Mt), tutte lingue decisamente semplici.
Così come il passaggio dal petrolio alle fonti rinnovabili sarà graduale e lentissimo**, anche per il passaggio dall'inglese-lingua-universale all'italiano-lingua-universale (che prima o poi avverrà, sono lungimirante) proporrei qualche grado intermedio. Ho stilato una semplice lista di semplici regole con cui semplicemente si renderebbe il dannato inglese più semplice di come è ora (nell'attesa di parlare tutti quanti allegramente l'italiano), semplicemente depennando alcune regole ideate con ogni evidenza da qualche redattore di grammatica inglese in un momento di ubriachezza pesante:
1) A che diavolo serve l'aggiunta della 's' alla terza persona dei verbi? Che cacchio di regola è??? "Mi raccomando, devi aggiungere una 's' ai verbi, ma solo alla terza persona. Oh, e solo al singolare! Oh, dimenticavo, e solo all'indicativo presente, mentre al passato o futuro ovviamente no! Oh, che sbadato, scordavo di dirti che non va aggiunta sempre, ma solo per alcuni verbi! Oh, e per alcuni non devi aggiungere 's', ma 'es', ma solo per alcuni. In tutti gli altri casi, TUTTI gli altri, non va aggiunta." Definitivamente una regola del cazzo. Aboliamola.
2) Le 'question tags', queste inutili. Costringono a pensare a qual è il verbo ausiliare della frase che hai appena costruito: "You liked it, didn't you?" Perchè complicarsi la vita in questo modo, quando in italiano basta aggiungere, in qualsiasi caso, un semplice "no?". Usiamo una sola forma anche in inglese, una per tutte. Io propongo "isn't it?" (che suona come 'non è (vero)?'): semplice, immediato.
3) In italiano non esistono abbreviazioni, contrazioni o elisioni (tranne quando sono obbligatorie, come "l apostrofo" davanti a vocale, ma in quel caso è la forma non elisa a non esistere). Perchè invece in inglese deve essere tutta una selva di can't, I'll, she's (che vale sia per 'she is' che per 'she has', tanto rendere le cose semplici), genitivi sassoni e via dicendo? Che poi io vado in difficoltà, se sento qualcuno che elide a più non posso. Aboliamole!
4) Una lingua non può definirsi semplice se è sommersa di verbi irregolari. Perchè, ad esempio, look diventa looked mentre put rimane invariato tra presente, passato e participio passato? Perchè read rimane anch'esso invariato ma si legge diversamente? E perchè diavolo think diventa thought, che è pure un casino da pronunciare? Trasformiamo tutti i verbi in regolari! Basta aggiungere -ed e il giuoco è fatto. Put -> puted. Read -> readed. Think -> thinked. Non vi sentite già più leggeri?
5) La pronunzia: qui bisogna lavorarci bene. Non è possibile ad esempio che la doppia 'o' si pronunci spesso 'u', ma a volte 'a' (es: mood -> mud, blood -> blad), e che 'ea' si possa pronunciare 'i' o 'e' più o meno con 50/50 di possibilità (clamoroso ad es: breath -> brèd, MA breathe -> brìth). 'Sign' si pronuncia 'sàin' MA 'signal' si dice 'sig-nal' (con g dura). E' ridicolo che 'wind' si possa pronunciare 'uind' o 'uaind' a seconda del significato, così come 'read'. Significa non possedere alcuna regola logica su cui basarsi per la pronuncia delle parole. Significa anarchia. Tanto per dire, ho scoperto di recente che neppure gli stessi madrelingua inglesi sanno come si pronuncia la parola 'turbine', c'è chi giura che si dica turbàin e chi sentenzia che l'unica pronuncia corretta sia tàrbin. In italiano è tutto così semplice: ogni parola si legge esattamente come è scritta, e non esistono modi diversi dall'unico possibile. WTF, mi viene da dire.
La lista di regole potrebbe (probabilmente) continuare a lungo***, ma per essere una proposta che non verrà nemmeno per un istante infinitesimo presa in considerazione da nessuno dei 6,6 Giga tizi che vivono su questo pianeta, è perfino troppo lunga. Forse faccio prima io a trasferirmi su un altro sistema solare.

* o spagnolo secondo gli spagnoli, o portoghese secondo i portoghesi. Dopotutto Colombo è nato a Genova da padre italiano e madre italiana, il che fa di lui uno spagnolo/portoghese, no? Qualcosa mi sfugge...
** in pratica quando schiatteremo il petrolio regnerà ancora sovrano.
*** o probabilmente non ho voglia di continuarla.

lunedì 14 aprile 2008

Favola

C'era una volta, in un paese molto lontano lontano, una bambina piccina ma molto vivace e molto, molto intraprendente. Tutti dicevano che da grande sarebbe diventata una ragazza molto, molto bellissima, e che avrebbe incontrato un uomo molto affascinante e dai modi eleganti che l'avrebbe molto, molto sposata.

La bambina si ammalò d'una malattia apparentemente sconosciuta e morì dopo cinque giorni di agonia alla molto, molto tenera età di sette anni.
La Fine

venerdì 11 aprile 2008

giovedì 27 marzo 2008

Travelling without moving

Se esistesse la macchina del tempo sarebbe un casino*. Sarebbe molto più pratico se fossi io a inventare la macchina del tempo, invece, perchè la terrei segretamente nascosta e la userei soltanto io. Per cosa userei la macchina del tempo? Uh, grazie per la domanda, ci ho pensato, e ho compilato una lista di cose che farei se inventassi la macchina del tempo, tutte azioni dall’alto contenuto sociale, morale ed ecologico:
- subito dopo un pranzo o una cena tornare indietro nel tempo per non avere i piatti da lavare**;
- dopo una potente sbornia andare avanti nel tempo per evitarmi i fastidiosi postumi***;
- in genere non c’è nulla da fare per giorni e giorni fino a che non capitano due o più feste/eventi/pizzate/uscite proprio la stessa sera, accavallate. Beh, con la macchina del tempo mai più scelte!****
- raccogliere un oggetto e portarlo indietro nel tempo di qualche secondo in modo da avere lo stesso oggetto due volte, per il solo gusto di violare apertamente il principio di conservazione della materia;
- tornare al 7 aprile 30, 27 aprile 31, o 3 aprile 33 (un venerdì, comunque) per evitare che Gesù venga crocifisso, con tutte le dovute conseguenze del caso;
- tornare indietro nel tempo dopo aver comprato qualcosa ad un distributore automatico per recuperare i 40 centesimi spesi;
- andare avanti nel tempo in un appuntamento galante per saltare le spese della cena e soprattutto i noiosi preliminari;
- andare indietro nel tempo per essere io ad aver inventato la lampadina, o, a scelta, il vibrafono;
- andare indietro ai tempi delle superiori per poter andare avanti nel tempo e saltarmi i compiti in classe e le interrogazioni (specie quelle a sorpresa);
- andare avanti al 31 dicembre 9999 per vedere come sarà festeggiato il capodanno dell’anno diecimila, e soprattutto per vedere se in quel lontano futuro la razza umana sarà sufficientemente avanzata per capire l’inutilità dei fuochi d’artificio;
- andare avanti di un secondo al giorno per guadagnare tempo;
- tornare indietro nel tempo e registrare i diritti sulla canzone “Tanti auguri a te”. E concedere successivamente ad Elio e le Storie Tese il permesso per il remake che ne hanno fatto, che ora come ora non-può-essere-diffuso;
- andare avanti in un futuro lontanissimo per togliermi la curiosità di sapere se nel frattempo si è scoperta vita in qualche altro pianeta, o se nel frattempo si è estinta in questo.
Ho già una mezza idea sul progetto della macchina del tempo. Stavo pensando di usare una DeLorean, che deve raggiungere le 88 miglia orarie. Che poi in km/h non ho nemmeno idea di quanto siano.

* Se fosse esistita la macchina del tempo sarebbe stato un casino. Se esiste la macchina del tempo è un casino. E così dimostro di saper usare tutti e tre i periodi ipotetici.
** Valenza ecologica.
*** Valenza morale.
**** Valenza sociale. Come vedete ci sono tutte e tre, quindi non raccontavo menzogne.

domenica 24 febbraio 2008

(senza titolo)

Questo è l'inizio del racconto. Dopo la frase iniziale di solito segue quella che viene definita la seconda frase. Cioè, non di solito. Direi che è sempre così. Non può che esserlo, è ineccepibile. Il problema è quello che viene dopo. Sì, perché non basta lo spunto, bisogna sapere come proseguire. Bella storia. Quante volte un racconto si pianta all'inizio, impantanato. Così è. Milioni di racconti in milioni di cassetti. Milionamente abbozzati da milionate di mani e menti pensanti (non sempre, a dire il vero, a centinaia diciamo). Cominciati tentennati abortiti. Nati morti. Quindi uno si siede e prende una penna in mano, e solo per esser riuscito a impugnarla ritiene di poter filare un segno dietro l'altro, lettera a lettera, parola, frase virgola punto apostrofo tilde punto e a capo la prima maiuscola le altre minuscole. Poi dizionario alla mano si chiede se ha scritto giusta l'ultima parola. Quella doppia lì quella letterina di troppo quell'accento. Non sempre, bisogna dirlo. A volte niente dizionario. Sarà giusta così com'è, non v'è dubbio, neanche a chiederlo. Poi il blocco. Per dieci che arrivano alla decima pagina novanta si son fermati alla seconda. Tra quelli, due arrivano a cinquanta e uno solo a cento e oltre. Anzi, quello che arriva a cento, non sazio, quasi per umiliazione degli altri a corto d'idee e d'inchiostro, esagera, vuol fare il prolisso, dimostrare a tutti che lui può arrivare a trecento cinquecento mille. Sì, diecimila. Il problema sarà poi quello della proporzionalità inversa dei lettori. Per ogni pagina sopra le duecento un lettore abbandonerà prima della fine. Per ognuna sopra il mezzo migliaio un lettore non comincerà neppure. Attirati da storie più brevi. Immediate ed economiche. La rivincita del lento. Lento a scrivere, lento a leggere. O anche lento a scrivere, rapido a leggere, non importa più a quel punto. A quel punto il racconto prende un'altra piega, vuole spiazzare, stupire. Ti ripago di aver scelto me. In realtà più che altro non sapevo come andare avanti. Maschero la pochezza delle idee col cambio di rotta. Trascino il racconto al giro di boa. La frase del giro di boa ha la caratteristica di essere preceduta da una frase e seguita da un'altra frase. Come ogni altra frase del racconto, del resto. A parte la prima, ovviamente, e l'ultima. Ma quella centrale ha la particolarità di essere più vacua delle altre. E' questo suo stare equidistante dai margini. Quindi al giro di boa viene introdotto il nuovo elemento spiazzante. Ha l'effetto di permettere a chi scrive di usare lo stesso minestrone della prima metà del racconto anche per l'altra metà. Nessuno si accorge di nulla, perché ora c'è un nuovo elemento, sembra si parli d'altro, di cose nuove. Così ti adagi su una poltrona e allunghi entrambe le gambe sul tavolino, una sull'altra. Sollevi il volume fin sopra gli occhi e continui a leggere. Ma qualcosa ti sembra non torni. Che succede, ti chiedi. Quello che sto leggendo fa ancora parte del racconto, ti domandi. Ti sorge anche il dubbio che vi sia un nuovo elemento che prima non c'era. Ma non ci badi, non subito. Poco oltre, forse, ma non subito. Sovrappensiero leggi fino in fondo alla pagina ma t'accorgi che non stai più prestando attenzione alla lettura, pensi ad altro. Devi tornare su con lo sguardo per comprendere il collegamento dell'ultima frase scorsa dagli occhi con l'ultima assimilata dal cervello. Poi capisci che per quel giorno non si va oltre, e chiudi il libro.

venerdì 15 febbraio 2008

martedì 12 febbraio 2008

Un milione di volte

Ma quanto ci avranno messo prima di riuscire a girare i due video (che sono fatti tutto-in-una-volta, senza stacchi e montaggio) senza commettere neanche un errore? Ma soprattutto ma quanto sono geniali? (in particolare il loro coreografo).

OK Go - Here it goes again


OK Go - A million ways


Semplicemente brillanti. Il momento topico è quello della slow-motion nel secondo video.
NB: Il video di cui sopra è stato realizzato con un budget di BEN 10 dollari: registrato con una comune videocamera nel giardino di casa del cantante. Li adoro sempre di più.

lunedì 21 gennaio 2008

Ho un'improvvisa voglia di scarponi rinforzati

Geniale.

Con pubblicità come queste in Italia, forse ci sarebbero meno morti bianche nei cantieri.



E dire che la prima tipa che compare nello spot, ora insegnante vicino a Manchester, è stata sospesa dalla scuola proprio in seguito alla scoperta di questo vecchio spot. In base alla logica dei genitori inglesi indignati, una che finge (e ricordiamo, finge) un rapporto sessuale in uno spot di indumenti di lavoro «non è adatta all'insegnamento e non potrà essere mai una brava docente»*. Dipende. Insegnamento di cosa?

* E loro i figli che sono in quella scuola come li hanno messi al mondo? Trovati sotto un cavolo?

martedì 15 gennaio 2008

What can change the nature of a man?

Cosa può cambiare la natura di un uomo?
Bella, affascinante, complicata domanda. Compare in un'opera molto profonda, molto coinvolgente, molto toccante, e aleggia varie volte nel corso dello sviluppo della storia, fino a che verso la fine viene posta al protagonista.
Fa venire i brividi, è impossibile non fermarsi e sentire il bisogno di camminare un po' nel vuoto, pensando al vuoto, prima di afferrare il significato di fondo della domanda e cominciare ad elaborare una propria risposta.
Le possibili risposte sono molteplici. Non esiste la risposta "esatta", esiste ciò che si ritiene più consono alla realtà per sè.
Quello che risponde il protagonista dell'opera non è importante (e non ve lo rivelo), nessuno può confutare o contraddire.
Nel sondaggio a lato ho elencato varie possibilità. Non credo di aver escluso niente di ugualmente potente, perchè con un uomo si intende ovviamente ogni uomo allo stesso modo, non un particolare individuo.
Qual è la vostra verità? Riuscite a individuarla?

lunedì 7 gennaio 2008

Cinque minuti a mezzanotte



Credo che dopo i recenti fatti sia giustificabile proporre la riduzione di un ulteriore minuto.