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giovedì 31 maggio 2007

Tutto all'incontrario

Esattamente quattro anni e due mesi fa mi sono laureato. Perchè ho scelto 4,1666 (con 6 periodico) anni come data di riferimento e non 4 anni tondi? Perchè questa quantità ha un suo significato.
Il computo dal giorno di laurea ad oggi prevede infatti quanto segue: 7 mesi esatti senza stipendio, poi 36 mesi esatti a 827 euro al mese, poi altri 7 mesi esatti senza stipendio.
Una simmetria molto bella, affascinante, che ricorda le macchie di Rorschach (quelle usate per vedere se sei uno psicotico o hai disordini mentali).
Suppongo che ora, per rispettare la simmetria, comincerò a disimparare ad uno ad uno ciascuno dei 28 esami che ho dato per laurearmi*.

Continuo ad essere fermamente convinto che così come funzionano le cose oggi, non vadano affatto bene. Uno non può ricevere la pensione ad una età assurda (se ci arriva) in cui non potrà minimamente godersi quei soldi che gli son stati con forza sottratti durante gli anni precedenti (con la seguente motivazione, cito le parole esatte: "Tu non te li sai amministrare i soldi che guadagni. Eh, se non pensassimo noi a te, saresti in grado di sperperarli tutti, monellaccio! E poi da vecchio, quando non avrai più una lira, cosa penserai di fare, mh? Dacceli che te li conserviamo noi, vedrai che te li renderemo, se mai riuscirai ad andare in pensione, con una simpatica paghetta mensile. Fattela bastare, mi raccomando!").
Ecco come a mio parere debbono essere cambiate le regole: da quando si nasce fino ai diciott'anni si riceve una lauta pensione, sull'unghia, senza bisogno di fare niente in cambio. Arrivati ai 18 si viene assunti dove si vuole (le aziende ti manderanno il loro CV, e poi farai loro un colloquio motivazionale per decidere se sceglierle o meno) con la massima carica possibile, quella a cui corrisponde il minimo sforzo lavorativo (e ovviamente il massimo stipendio). Poi nel corso della vita si viene degradati di volta in volta di livello, fino al licenziamento finale quando ci si trova al più basso gradino della scala, quello per cui si lavora tantissimo con in cambio infime soddisfazioni, bassa stima e una indecente (se non nulla) retribuzione. Infine gli ultimi anni di vita li si passa a scuola, che tanto se anche vieni bocciato cosa vuoi che te ne freghi più.
Tutto ciò avrebbe dei vantaggi così palesi che sarebbe un'offesa alla vostra intelligenza stare qui a elencarli.

* Il che è strano, perchè credevo di averli già largamente disappresi un istante dopo la laurea.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Uh...parli di spam nel post sotto, e Rodrigo si offre di personalizzarti la camiseta ad un prezzo competitivo in questo post. Ma non temere: anticipa che il tuo blog è molto interessante. Io andrei nel suo e gli scriverei che pure il suo è interessante e se gli capita, di passare sul sito dei Black embrace, per comprare gadget personalizzati del gruppo (ad un prezzo competitivo). Fine offtopic.
Il tuo modello di riforma mi appaga completamente, hai un nuovo sostenitore, ma chiariamo che se dopo la prima fase di lavoro mi licenzio o cambio lavoro, devo obbligatoriamente ricominciare la discesa dall'apice.

Il Mediano ha detto...

Io propongo di fare una riforma decisamente più furba: la riforma "al valor medio". Mi spiego. Avete mai notato che ad essere "mediocri" (in senso positivo ovviamente) si hanno un sacco di vantaggi? Per esempio se ad un esame del nuovo ordinamento uno ha studiato come tutti gli altri (vale a dire una cippa), sicuramente passa l'esame. Se uno ha una preparazione professional-culturale come tutti gli altri, sicuramente guadagna meglio di chi ha buttato nel cesso la propria giovinezza a studiare (leggi i giornali di questi giorni). E se ne possono elencare a bizzeffa...Per esempio se uno ha gusti e passatempi come tutti gli alri, ha molte più possibilità di fare amicizia e di intrattenere amabili conversazioni sul calcio, sui programmi condotti dal signor Maria Defilippi ecc...
In sostanza la mia proposta quindi è quella di non fare un "percorso" formativo, professionale, sia al dritto che al contrario, ma di non fare nulla e di essere tutti allo stesso livello...in sostanza di fare una sorta di "cartello" della mediocrità. E' una legge che le grandi aziende adottano da tempo: inaridiscono i servizi forniti ed aumentano i prezzi ma tutte insieme e senza creare concorrenza!!!! Non si ha nulla da perdere perché si è protetti dall'essere uno come tanti. Invece i vantaggi sarebbero immensi perché si potrebbe faticare sempre meno, senza rischiare nulla!

Tartuga

Unknown ha detto...

Rodrigo, vedi di personalizzare più magliette e spammare di meno. Tra l'altro è risaputo che il portoghese è una lingua brutta, per la proprietà transitiva anche le tue magliette lo saranno.

La tua proposta di riforma all'incontrario è interessante, però io alzerei l'età lavorativa. Insomma, secondo il tuo modello uno già a 18 anni dovrebbe andare a lavorare. E che palle, a 18 anni si è ancora giovani, innocenti e spensierati. Propongo un emendamento alla tua riforma: portare l'età lavorativa a 24-25 anni.