Disclaimer grafico

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giovedì 29 novembre 2007

Coffee-Flavoured Hot Water

Vivendo ormai da un pochetto all'estero mi son reso conto di come funzionano i tre prodotti italiani per eccellenza all'estero: la pasta, la pizza e il caffè. O meglio, i tre prodotti alimentari italiani, perché i tre prodotti italiani per eccellenza sono la mafia, il calcio corrotto e la furbizia del tipico italiano-che-si-crede-furbo-in-quanto- italiano-mentre-tutti-gli-altri-sono-fessi.
La pasta, la pizza e il caffè così come li concepiamo in Italia, all'estero sono tutt'altra cosa. In peggio, ovviamente. La pasta è quella cosa di cui tutti i termini sulle scatole e le buste associati al prodotto sono in italiano puro ("spaghetti", "pennette", "pipe rigate", "farfalle", "lasagne", che poi nemmeno sanno pronunciarla la parola "lasagne", che cacchio ce lo scrivono a fare?), mentre se poi vai a leggere gli ingredienti o qualsiasi altra cosa, tutto il resto è in lingua straniera. La Marca Italiana di pasta in Olanda è Grand'Italia, una marca assolutamente ignota in Italia (e ci sarà un motivo). Non ho ancora avuto modo di scoprire come viene cucinata qui la pasta, ma sinceramente per una qualche ragione preferirei rimanere nell'ignoranza.
La pizza è quella cosa che secondo un qualsiasi non italiano è sufficiente che sia di forma approssimativamente tonda, con formaggio al posto della mozzarella, con ingredienti casuali sopra che più non c'entrano un cazzo l'uno con l'altro e meglio è, per essere chiamata "pizza". Forni a legna manco a parlarne, perlomeno non qui in Olanda. Tralasciamo che specie di entità sia la pizza in America, dove è normale mangiarla fredda a colazione da avanzo della sera prima (e chi lo fa in Italia è indiscutibilmente un mostro).
Il caffè è quella cosa scura che più ce n'è meglio è (come l'amico di Dario Baldambembo). Fuori dall'Italia, ormai è assodato, non bevono caffè, ma una brodaglia acquosa al gusto di caffè. Tant'è appunto che soltanto fuori dall'Italia si sente la necessità di distinguere tra caffè ed espresso, dato che in Italia il caffè è espresso. Il bello è che neanche l'espresso all'estero è un reale espresso. E' soltanto una brodaglia acquosa al gusto di caffè, ma un po' meno acquosa del caffè di cui sopra. Non c'è verso di farglielo capire che il caffè non è una bevanda da sorseggiare in bicchieroni. Non è proprio una bevanda, cazzo! Così come per la pasta, anche per il caffè tutti i termini riferiti al caffè sono sempre scritti in italiano ("ristretto", "lungo", "corto", "latte macchiato"). Come se capissero la differenza. Qui in Olanda le persone si interfacciano col caffè secondo tre distinte categorie: quelli che vogliono berlo all'italiana a tutti i costi (ma poi rimangono stranamente interdetti quando scoprono che l'espresso propriamente detto è così poco e così forte); quelli che lo bevono soltanto se ce n'è almeno mezza pinta nel bicchiere; e infine quelli che gli italiani sono un po' troppo fissati col loro stupido caffè, che cacchio ci sarà di così speciale nel caffè come lo vogliono disperatamente loro, stupidi italiani maniaci. La prova che quello che sto dicendo è tutto vero è che in qualsiasi parte fuori dai confini italiani trovare un caffè al bar che costi meno di un euro è del tutto impossibile. Costa più caro del petrolio, ed è irrimediabilmente una ciofeca (come diceva qualcuno).

venerdì 23 novembre 2007

Elefanti rosa

La miglior sequenza della storia del cinema per un film di animazione.
Paura e delirio.
1941.



Pink Elephants on Parade

Son qua! Son qua!
I rosa elefanti già
Tre per tre
Eccoli marciano
Quaggiù laggiù
Arrivan di su e di giù
Son qua! Son qua!
Continuano ad avanzar
Come mar
Marciano ondeggiano
Di qua di là
I rosa elefanti van
Cosa farò? Cosa farò?
Dove fuggire potrò?
Io non ho terror di vermi
Né di serpenti né di germi
Ma i rotondi pachidermi
Mi fan rabbrividir!
Non son tipo da svenire
Né da farmi intimorire
Ma vedermi comparire
I rosa elefanti mi fa mal
Tanto mal
Mandali via! Mandali via!
Quale orror, che terror
I rosa elefanti noooo!
Salvatemi!
Salvatemi!
Salvatemi...
Look out! Look out!
Pink elephants on parade
Here they come!
Hippety hoppety
They're here and there
Pink elephants everywhere
Look out! Look out!
They're walking around the bed
On their head
Clippety cloppety
Arrayed in braid
Pink elephants on parade
What will I do? What will I do?
What an unusual view
I can stand the sight of worms
And look at microscopic germs
But technicolor pachyderms
Is really too much for me
I am not the type to faint
When things are odd or things are quaint
But seeing things you know that ain't
Can certainly give you an awful fright
What a sight!
Chase 'em away! Chase 'em away!
I'm afraid, need your aid
Pink elephants on parade
Pink elephants...
Pink elephants...
Pink elephants...

martedì 20 novembre 2007

Apocalypse soon

Non me n'ero reso conto, ma solo da poco ho realizzato che sono tornati i Backstreet Boys, sono tornati i Take That, sono tornate le Spice Girls. Ora mancano solo gli East 17, gli *N Synk, i Blue e i terribili Boyzone. Brrr! Ah, e ovviamente è attesa anche la reunion della prima boyband della storia, i Beatles, anche se tutti sanno che ciò è ormai impossibile, per via della notoria morte di Paul McCartney nel 1966. Anche se bisogna dire che il suo sosia sta facendo un ottimo lavoro.

martedì 13 novembre 2007

A me del calcio

L'ultimo recente episodio di cronaca nera legato al calcio rappresenta l'ennesima conferma che il calcio di un certo livello non è più uno sport, non lo è più da parecchio. E' business, merchandising, politica, immagine da un lato, una droga che ottenebra le menti dall'altro. Gli ultras è gente che vive per il calcio (come se il calcio fosse un valore per cui vivere), gente che a causa di una malformazione particolare ancora da studiare non è in grado di far stare contemporaneamente nel cervello calcio e sangue, calcio e buon senso, calcio e civiltà. Quindi per definizione l'ultrà è contro la polizia, contro l'intera categoria, colpevole di limitare la sua libertà di espressione (ammesso che i fumogeni, gli insulti, le battaglie contro la tifoseria avversaria, a sua volta colpevole di non tifare l'unica squadra che è permesso tifare ovvero quella dell'ultrà, abbiano qualcosa a che fare con l'esprimersi). Per questo, dopo l'uccisione di Gabriele Sandri, la massa ultrà ha dato sfogo alla sua rabbia con una incivile guerriglia fuoco&fiamme. Rabbia? Rabbia per cosa? Quasi nessuno di loro conosceva Gabriele Sandri e a quasi nessuno di loro frega seriamente qualcosa della sua morte, della morte di Gabriele Sandri in quanto Gabriele Sandri. A loro frega della morte di Gabriele Sandri in quanto tifoso, diventano ciechi di rabbia perché La Polizia uccide I Tifosi (non perché un poliziotto ha ucciso un tifoso).
E ora il via al carosello del già sentito e già vissuto: fermiamo il calcio per un anno, vietiamo le trasferte, raddoppiamo i controlli, chiudiamo gli stadi. Bah, tutti i fiumi di parole che si spenderanno in questi giorni sono vacui, tra due settimane il campionato riprenderà come sempre e come sempre sarà tutto di nuovo come prima.
Io nel mio piccolo contribuisco a mio modo, non seguendo il calcio.
Quand'è che il gioco della scopa e il gioco della bottiglia diventeranno sport olimpici?

lunedì 5 novembre 2007

Oh no! Another Xmas is coming!

Il periodo più triste dell'anno, come tutti sanno, sono gli ultimi giorni di agosto.

L'estate è finente e il lavoro è rientrante. C'è un'aria di nostalgia così pesante nell'aria che la si può tagliare a fette, metterla nel congelatore, e sbrinarla per i tempi né carne né pesce, ovvero ottobre e novembre. Tutti si ostinano a prendere le vacanze in agosto, quando ormai è scientificamente dimostrato dai nostri migliori dermatologi che il periodo migliore sarebbe luglio o settembre. Luglio, perché fa troppo caldo per lavorare. Settembre, perché il tempo non è più così di merda come ad agosto. Ad agosto è risaputo: fa freddo. E fa freddo unicamente per rovinare le ferie a te. Tutti prendono le ferie ad agosto perché tutti prendono le ferie ad agosto. Uno si sentirebbe un idiota ad essere l'unico pirla a prendere le ferie a settembre, quando nessuno è in ferie e tu sei l'unico pirla al mare.

Il secondo periodo più triste dell'anno, come non tutti sanno, è Natale.
Natale comincia gli ultimi giorni di agosto, e questo è un già motivo per essere un periodo triste. L'esatto momento in cui comincia il Natale è quando vedi per la prima volta la pubblicità delle statuine del presepe, e tu sei appena tornato dal mare ancora sporco di sabbia e salsedine e la guardi con un'espressione quantomeno abbacinata. La trasmettono in quel periodo perché per collezionarle tutte, con un'uscita settimanale, bisogna per forza avere tutti quei mesi di conto alla rovescia. Un po' come quando a giugno, a chiusura delle scuole, si vedono le prime pubblicità di zainetti e diari.
Natale e capodanno cadono lo stesso giorno, e le vigilie ovviamente pure. Capodanno è inteso come un giorno speciale da festeggiare, e tutti lo festeggiano, spendendo fior di quattrini (perché tutto è più caro in quel periodo) ma è una pura e semplice convenzione. Se io decidessi che il nuovo giorno che tutto il mondo deve festeggiare non è più la notte del 31 dicembre, ma la notte del 23 febbraio, tutto il mondo lo festeggerebbe? Ovviamente no, perché io non conto un cazzo e nessuno mi darebbe (giustamente) retta. E se anche io con un gruppo di persone festeggiassi alla mezzanotte del 23 febbraio come se fosse il 31 dicembre, non sarebbe comunque la stessa cosa, perché saremmo gli unici pirla che festeggiano, mentre il resto del mondo si fa i cazzi suoi.
Natale non è una festa religiosa, è una festa consumistica. Come San Valentino. Come la festa della donna e della mamma. Come halloween. Nessuno si cagava halloween in Italia, fino a qualche anno fa. Poi l'America ce l'ha importato allo stesso modo in cui importa democrazia nei Paesi che abbisognano di democrazia (anche se, essendo timidi, non lo chiedono esplicitamente, ma si vede da lontano che ne hanno assoluto bisogno). Fino a qualche anno fa halloween era soltanto quel buffo e incomprensibile evento che costituiva motivo sufficiente da dedicargli un intero episodio di un qualsiasi telefilm americano anni '80 (Happy days, i Robinson, Arnold, Genitori in blue jeans, Otto sotto un tetto, ...).
Ho perso il filo. Dove volevo arrivare? Ah, sì, ecco: io odio i lunedì.

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