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venerdì 13 aprile 2007

La lingua, la sede dell'amore [L'Italiano come Lingua Universale - Parte 1]

<-- Il bianco muove e matta in 4 mosse (clicca per ingrandire).

Stavo per scrivere un (sicuramente bellissimo) post su un argomento che mi sta tanto a cuore, ovvero che non sarò mai in tutta la mia vita in grado di parlare bene l'inglese come l'italiano (e per questo odio visceralmente tutti i bimbi con genitori bilingue, per manifesta antisportività), quand'ecco che ho letto sul Diario di Repubblica di oggi un articolo di John Lloyd (suppongo l'editorialista del Financial Times, non il tennista*), che rende il concetto molto meglio di come l'avrei scritto io**. Ecco qualche essenziale estratto:
Apprendere una lingua diversa dalla propria significa umiliarsi. Quando si impara a parlare un’altra lingua, la cosa più dura da accettare è l’umiliazione psicologica che ciò comporta: significa infatti rendersi conto di aver lasciato una posizione dalla quale si dominava e nella quale ci si sentiva a proprio agio – la propria lingua madre, modellata e forgiata in modo tale da adattarsi perfettamente alla propria vita e al proprio carattere – e dover cercare di adattare i propri pensieri, desideri, spiegazioni e rapporti interpersonali a un universo diverso di parole e di grammatica, di sfumature linguistiche e di ritmo. Significa provare imbarazzo e disagio allorché ci si rende conto che per l’interlocutore di lingua madre ciò che si sta cercando di dire nella sua lingua ci fa sembrare bambini o idioti. Se l’interlocutore di lingua madre è gentile, capirà quello che vogliamo dire e cercherà di aiutarci. Ma contare sulla cortesia altrui significa ancora una volta umiliarsi. [...] L’enorme capacità dell’America settentrionale di attirare a sé gente di ogni provenienza e di trasmettere la propria cultura – soprattutto tramite Hollywood – ha fatto sì che l’inglese entrasse a far parte del bagaglio di quasi ogni abitante al mondo. Tutto ciò ha dato adito a due conseguenze. La prima è che gli anglofoni – americani, britannici, canadesi, australiani e altri – sono, come è noto, monoglotti. Credono di essere semplicemente “incapaci di imparare altre lingue”, quando in effetti la loro è arroganza, è rifiuto a lasciarsi umiliare, derivante da secoli e secoli di gestione del potere. Tra le espressioni più comuni riferite dai viaggiatori anglofoni agli amici una volta tornati a casa vi è questa: “Parlano tutti inglese”. Con quel “tutti” ci si riferisce a camerieri, tassisti e guide turistiche. Abituati agli stranieri che si arrabattano a parlare inglese, loro stessi molto spesso non si provano neppure a fare altrettanto con le lingue straniere. Eccezioni sono esistite e tuttora esistono, ovviamente. [...] Ma in linea generale, specialmente per ciò che riguarda il turismo di massa, si ritiene che la lingua inglese sia sufficiente. Le lingue straniere non sono una parte di rilievo del curriculum delle scuole americane e in Gran Bretagna l’insegnamento delle lingue straniere è stato ridotto. [...] L’altra conseguenza del potere anglofono è più positiva. L’inglese, imposto dall’impero, incentivato dall’America, propagatosi per gli scambi commerciali, diffuso dalla lingua dei computer e oggi, più di ogni altra cosa, da Internet, è diventato il mezzo grazie al quale la Torre di Babele globale può comunicare. [...] Certo, l’inglese parlato spesso è alquanto approssimativo: la grammatica è distorta, la pronuncia varia moltissimo. Ma scopo di una lingua è farsi capire e sempre più di frequente il mondo si fa capire in inglese.
A tutto ciò io aggiungo la seguente considerazione: quale ironica legge del contrappasso, l'inglese come lingua universale si sta rivoltando contro gli stessi inglesi puristi, dato che nessuno al mondo è in grado di parlarlo come vorrebbero loro, però guarda caso i non madrelingua hanno ormai superato in numero i madrelingua, quindi addio lingua in mezzo ai denti per pronunciare il sempre adorato gruppo di lettere th: le nuove regole di pronuncia le stabiliamo noi!
E se vedete un inglese in Italia che pretende di parlare inglese, fate come fanno loro a casa loro: fingete di non capire! (oppure non capite direttamente, che viene ancora più semplice).

* a meno che non siano la stessa persona, preferisco non pronunciarmi in merito.
** il che mi rincuora di aver sempre rimandato, per merito della mia sempre amata pigrizia, la fatica di scrivere un post in merito, che sarebbe stato in un soffio surclassato da quello del giornalista*** di cui sopra.
***
e/o tennista

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