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giovedì 19 aprile 2007

Te lo risolvo in 28 mosse

Il cubo di Rubik è come il diamante: una volta disfatto è per sempre.
O questo perlomeno era quanto credevo fino a quando non ho scoperto che una soluzione esiste (o come direbbero gli inglesi "it does exist, motha fucka!"). Come ci si arriva? Semplice, cercandola in internet*. Scordatevi di poterla trovare procedendo per tentativi o ragionando (tutti almeno una volta nella vita abbiamo preso in mano un cubo di Rubik e pensato di poter arrivare alla soluzione per tentativi o ragionando), perché tramite queste vie è assolutamente impossibile. A prescindere dalla tecnica di risoluzione adottata**, a un certo punto bisogna usare per forza di cose una serie di sequenze obbligate (disfando parzialmente il cubo e poi rimettendolo a posto), che o si conoscono a memoria o stica. Come ha fatto il signor Rubik allora, una volta che ha disfatto il suo cubo per verificare che funzionasse, a rimetterlo a posto? A mio parere ha fatto come tutti noi: ha staccato gli adesivi e li ha riattaccati nel modo giusto.

Il mondo è pieno di folli



* E come ci è arrivato chi l'ha messa in internet o chi prima di lui? Con algoritmi di risoluzione forzata al computer. Ok, in realtà c'è stato anche qualche folle che c'è precedentemente riuscito senza aiuti esterni.
** Ebbene no, rimettere a posto una faccia non serve per arrivare alla soluzione finale del cubo. Anche se questa è l'unica cosa che molti di noi siano mai riusciti a fare.

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